Strategie alternative ai FANS: nutrizione, fitoterapia e movimento per gestire infiammazione e dolore
In farmacologia ci sono diverse strategie per agire sul dolore e l’infiammazione, ma la classe di farmaci sicuramente più impiegata, più nota, maggiormente pubblicizzata, anche, è quella dei FANS (farmaci antiinfiammatori non steroidei). Nel corso del tempo la ricerca si è focalizzata per ottenere farmaci dall’attività specifica e con sempre minori effetti indesiderati o collaterali, migliorando biodisponibilità e tollerabilità, ad esempio con l’impiego di derivati salificati con aminoacidi.
In ogni caso, però, l’impiego elettivo per scongiurare effetti negativi, rimane quello di assumere questi farmaci in modo corretto, specifico, cioè, scegliendoli in modo adeguato rispetto alle caratteristiche dell’utilizzatore e al dosaggio e, soprattutto, per un periodo di tempo limitato. Cioè, il fattore maggiormente “protettivo”, in questo senso è che l’impiego sia davvero per pochi giorni oppure occasionale (e non “occasionalmente, tipo una volta al giorno” come, non di rado, le persone mi dicono in farmacia!)
Per approfondire il tema senz’altro complesso, riporto l’indirizzo di un articolo un po’ datato, ma sempre interessante: “L’impiego razionale dei farmaci antinfiammatori non steroidei”, di A Del Favero, A Acciarini, S Dionisi della Sezione di Medicina Interna e Scienze Oncologiche Policlinico Monteluce, Perugia; Informazioni sui Farmaci Anno 2001, n. 2-3
Quali sono le alternative, allora, nel momento in cui il dolore e l’infiammazione persistono o tendono a cronicizzare con un andamento ciclico, superando il tempo in cui il FANS è ritenuto sicuro nell’impiego?
Una strategia di notevole interesse è quella di abbinare alcuni consigli di tipo nutrizionale ad aspetti nutraceutici e fitoterapici, mediante l’impiego di piante titolate e standardizzate che sono state ampiamente studiate in tal senso. Fondamentale, ove possibile, il movimento in tutte le sue declinazioni (movimento aerobico, elasticità articolare, tono e forza muscolare)
In generale un’alimentazione che riduca lo stato infiammatorio delle cellule deve prevedere un corretto bilanciamento dei nutrienti, dove il “problema” spesso è l’eccesso di carboidrati (zuccheri semplici, disaccaridi, amidi, etc…); migliorare l’apporto di sali minerali e micronutrienti ad attività vitaminica e antiossidante; migliorare l’apporto di Omega 3, i famosi acidi grassi a catena insatura; diminuire drasticamente gli alimenti contenenti additivi e/o nutrienti trasformati/raffinati/modificati.
Se l’alimentazione non apporta sufficiente quantità di micronutrienti ad attività funzionale, questi possono essere integrati, cito i principali: magnesio, vitamina D, Omega 3, polifenoli (ad es resveratrolo, quercetina, esperidina, acido ellagico dal melograno, EGCG dal tè verde, etc.…)
Infine, l’impiego di estratti titolati e standardizzati di piante che hanno dimostrato maggiore utilità nel ridurre le infiammazioni e contrastare il dolore, con vari meccanismi d’azione e grande sicurezza di impiego, anche per tempi lunghi quali Boswellia serrata, Artiglio del diavolo, Withania somnifera, Mirra (estratti specifici), Syzygim aromaticum (estratti specifici titolo in β-caryophyllene), Curcuma longa, Bromelina da gambo d’Ananas. Ogni pianta e ogni estratto meritano considerazioni specifiche e anche in questo caso rimando il lettore alla bibliografia relativa che riporto sotto o al consiglio del farmacista e del medico.
Con derivati di queste piante si può ridurre l’infiammazione, ridurre il dolore e la percezione stessa del dolore e interrompere il ciclo negativo che porta alla riduzione della capacità funzionale e degli aspetti relazionali e sociali. Si interviene con soddisfazione in particolare nelle condizioni ad andamento cronico e recidivante, infine, si possono impiegare i farmaci in modo più corretto, proteggendo organi cardinali quali fegato, reni, cuore e, primariamente lo stomaco. Anche gli estratti da vegetali hanno delle limitazioni nella sicurezza d’impiego, ma assolutamente più limitati. Non venendo testati mai in gravidanza e allattamento, in tali condizioni non vengono impiegati. Possono, di rado, dare leggeri disturbi nel tratto del digerente (nausea, diarrea) oppure eruzioni cutanee. Si evitano negli utilizzatori di anticoagulanti orali, per il rischio di potenziamento dell’effetto. La curcuma, in particolare, non va impiegata nelle persone che hanno sabbia o calcolosi della cistifellea.
a cura di Girardi Enricomaria, farmacista
(articolo pubblicato su La Piazza del 7/2/2025)